la forma delle parole · 2 le parole che scrivo
Gamma seriale: tono e larghezza
Articolazione proporzionale
Si è più volte detto come la questione dimensionale nei caratteri non sia quasi mai da considerarsi dato assoluto, viceversa parte di un articolato di equilibri e relazioni reciproche. A prescindere dalla rilevanza funzionale e percettiva, alcune di queste relazioni si costituiscono di dettagli minuti, altre come esito implicito e relativo, altre ancora di rapporti viceversa lineari fra dati macroscopici. A questa terza tipologia appartengono gli equilibri proporzionali di larghezza e tono, che per ragioni geometriche e di percezione si trovano spesso correlati, e che di tradizione partecipano all’organizzazione categoriale fondamentale della gamma tipizzata.
2.6.5 tono
Densità «cromatica».
Fissate le dimensioni verticali ed orizzontali del segno, il tono può essere descritto come la densità relativa delle parti in cromia — «stampanti» — rispetto allo sfondo proprio, in pratica la quantità di «pieno» con cui il segno viene rappresentato. In altre parole esso si qualifica nella proporzione tra le aree occupate da grafismo e contrografismo, per unità verticale. Convenzionalmente se ne dà misura attraverso il rapporto percentuale fra larghezza ed altezza dell’asta, prendendo a riferimento generale quella verticale a tutt’altezza di una maiuscola, es. la I o una porzione dell’H.
Nella prassi italiana la graduazione tradizionale va da chiarissimo (5%) a nerissimo (30%), passando da chiaro, normale (15%), neretto (o grassetto) e nero, con incrementi successivi di cinque punti percentuali. In contesto anglosassone la progressione onomastica è complessivamente più articolata e non sempre univoca, in ragione del sovrapporsi di distinte sistematizzazioni, introdotte/proposte da tipizzatori e fonderie alla continua ricerca del «migliore» ordinamento di espanse varietà seriali:1 Thin, Extra-Light, Light, Regular, Medium, Semi-Bold, Bold, Extra-Bold, Black; in alcuni casi vi si possono incontrare le dizioni genericamente corrispondenti di Hairline per Thin, così Book, Normal, o impropriamente Roman, per Regular, ed Heavy per Extra-Bold; ed ancora i prefissi Ultra e Demi rispettivamente in sostituzione di Extra e Semi. Espressione di sistemi diversi, non sempre vi si riscontra esatta corrispondenza nelle graduazioni. Ad esempio Book, notazione poco comune in genere riferita al tono normale, nasce forse con alcuni ridisegni di tipi storici, a qualificare un peso leggermente più chiaro di quello in origine stabilito di base, e che ora, in nuovi sistemi tecnologici, dava effetto ritenuto troppo carico. Allo stesso modo, può accadere che Ultra non sostituisca la posizione relativa di Extra ma la estremizzi, come capita che Heavy talora segua Black invece di precederlo.
In casi specifici si hanno nomenclature con ulteriore apposizione numerica a due cifre: si tratta di una sistematizzazione pensata per rendere univoca la graduazione seriale di famiglie molto estese, come ad esempio quella dello Univers, con cui Adrian Frutiger la introdusse. In essa il primo fattore è rappresentativo direttamente proporzionale del tono, il secondo inversamente della larghezza;2 distinguendo, quest’ultimo, casi pari per corsivi ed inclinati, casi dispari per romani e dritti; così «48» può indicare un chiaro stretto inclinato, «47» lo stesso caso dritto, «73» un grassetto largo dritto, «55» un normale dritto. Oggi, la distinzione del secondo fattore, pari o dispari, è per lo più scomparsa dai cataloghi digitali, riducendosi alla sola notazione dispari, con specificazione «Oblique» nell’esteso del nome per le serie appunto «inclinate».
Nella sintassi CSS,3 infine, il tono è in qualche modo controllabile attraverso la proprietà font-weight che, in relazione alla costituzione del carattere, può eventualmente alternare gli attributi inglesi standard con i corrispondenti valori numerici introdotti dal formato digitale: da 100 a 900. Qui la progressione è per centinaia: 400, il caso «regolare», 700 il bold standard. Utile precisare che la suddetta proprietà, di per sé soggetta ad evoluzione continua e vincoli di implementazione, è operabile anche con istruzioni relative (lighter, bolder); nondimeno, in assenza della serie specifica nelle risorse incorporate o di sistema, essa richiama la graduazione corrispondente più prossima o, secondo i casi, genera un aspetto virtuale per interpolazione. Quest’ultimo comportamento, benché previsto, forza inevitabilmente i parametri strutturali del disegno, producendo esiti incerti con la gran parte delle tipizzazioni: va dunque considerato come soluzione di uso parco, per casi isolati e selezionatissimi.
In tipografia la graduazione tonale, o dei pesi, può essere declinata con utilità rispetto a due principali intenzioni funzionali: l’articolazione logica e/o l’ottimizzazione percettiva. Nel primo caso l’obiettivo può essere di distinguere titolazioni, marcare contenuti di rilievo, predisporre livelli di sintesi, indirizzare e scandire la sequenza di fruizione, ecc. La seconda eventualità può corrispondere invece alla necessità di adeguare le caratteristiche di una data tipizzazione ad un particolare uso contestuale. Tipica, per alcuni disegni, l’esigenza di alleggerire proporzionalmente il peso tonale di note o corpi molto piccoli o condensati, al fine di preservarne la leggibilità. In altre situazioni, come titolazioni o marcature eterogenee di grado subordinato, può viceversa rivelarsi produttivo compensare una maggiorazione tonale con una diminuzione di corpo, così da distinguere puntualmente senza con ciò frammentare l’equilibrio d’insieme. È appunto una questione di contesti.
2.6.6 larghezza
Densità geometrica.
Oltre a rappresentare il valore dimensionale assoluto descritto nel capitolo precedente,4 la larghezza del grafismo può anche essere valutata come elemento proporzionale. In questo caso essa qualifica il rapporto percentuale medio che, nei segni di una data tipizzazione, lega lo sviluppo orizzontale dell’occhio alla rispettiva dimensione verticale. Con altra prospettiva essa può tradursi quale densità geometrica, intesa come intensità relativa, a parità di corpo, delle componenti verticali del grafismo per unità orizzontale. Anche qui, a generale riferimento esemplificativo, si può utilmente osservare la geometria della maiuscola H.
Nella prassi italiana, la graduazione tradizionale va da strettissimo (40%) a larghissimo (120%), passando da stretto, normale (80%) e largo, con gradiente di venti punti percentuali. La progressione onomastica anglosassone è di nuovo maggiormente articolata: Ultra-Condensed (50%), Extra-Condensed, Condensed, Semi-Condensed, Normal (Medium), Semi-Expanded, Expanded, Extra-Expanded, Ultra-Expanded (200%), coprendo la gamma seriale con variazioni di circa 12,5 punti percentuali per le prime sette posizioni e rispettivamente di 25 e 50 punti per le ultime due. In alcuni casi si possono incontrare le dizioni genericamente corrispondenti di Compressed per Condensed, Extended per Expanded, il prefisso Ultra in sostituzione di Extra, ed ancora le attribuzioni Compact e Narrow per i casi stretti, e Wide per i larghi. In realtà, così come accade per le variazioni tonali, convenientemente non sono molte le tipizzazioni che supportano un esteso di qualificazioni; più diffuse quelle che contemplano i gradi fondamentali Condensed, Normal, Expanded, ma caso comune è l’assenza di declinazioni in larghezza.
La sintassi CSS definisce la larghezza attraverso la proprietà font-stretch, la quale accoglie le dizioni inglesi standard. Valgono qui medesimi meccanismi e vincoli espressi in merito all’impostazione CSS del tono.
gac
- Talora si tratta di autentica ricerca sistematica, intrinseca allo scandire il senso delle moltiplicate variazioni seriali. Altre volte, con evidenza, risulta invece un modo, nemmeno tanto mascherato appunto, per «marcare» territori, distinguere identità e fissare primogeniture. ^rif.
- Vedi poi meglio, in quest’articolo, la sezione successiva (2.6.6). ^rif.
- Linguaggio usato in prevalenza per la formattazione dei documenti web e delle interfacce utente delle applicazioni. ^rif.
- Vedi nell’articolo precedente Gamma seriale: dimensione, la sezione misure e rapporti orizzontali. ^rif.
«prec. la forma delle parole succ.»