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manifesto
Titolo: «Osservanti osservano inosservanti, dovere»

 
 



ultimo articolo pubblicato nella sezione  Tipo&grafica


Urge avvertire

D’accordo è un gioco! Ma se nascondesse invece un segnale?

Prevedibilmente assai localizzata e fugace, oggi moda di freschi adolescenti, di dizione artatamente circonflessa è l’auto definito parlar corsivo, con fraintendimento etimologico e sostanziale che evidenzia vertiginose lacune di competenza.

Banalità tanto minima quanto può esserlo un innocuo estendersi di crepe capillari su neve ventata, cui facilmente sottende la valanga. Meglio forse considerare altra strada.


Tipologia grafica, il corsivo non è una deformazione. Non è un’alterazione delle lettere, una forma strascicata e mal comprensibile, stirata a piacere, per gioco, per moda, per caso. Il corsivo è all’opposto una formulazione elegante e chiara, con origine e ragione propria, tratti finemente definiti e regolati, uso altrettanto specifico e per nulla segreto. Così almeno dovrebbe essere noto e sperimentato fin dalle prime scuole, com’era abituale per chi legge e scrive. Associare questo nome alla recente moda di parlare deformato è dunque del tutto inesatto, poiché rimanda ad una corrispondenza falsa e fraintesa, anzi opposta e inquietante.


Fuor da onomastica, pesando l’associabilità e l’originalità dell’aberrata dizione, risulta più immediato riscontrarne talune assonanze con il birignao, quella recitazione di artefatto tono nasale e vocali allungate, caratteristica di attori e doppiatori dei primi decenni del Novecento.



 

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